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La trasmissione “Indovina chi viene a cena” trasmessa dalla Rai lo scorso 29 marzo ha messo in luce come i ricercatori sostengano che la causa all’origine della pandemia di Coronavirus sia collegata ai mercati orientali di animali selvatici che sono veri e propri “serbatoi” di virus e di coronavirus.
Le autorità cinesi sono assolutamente al corrente del fatto e, a quanto risulta, hanno colpevolmente permesso che la situazione andasse avanti dimostrando, con ciò, non aver imparato la lezione dalle epidemie precedenti.
Ma andiamo con ordine: c’è almeno un precedente di un coronavirus simile all’attuale Covid 19, che nel 2003 provocò l’epidemia della Sars, la sindrome respiratoria acuta grave che uccise 800 persone tra le quali anche il microbiologo italiano Carlo Urbani che si sacrificò per classificare la Sars lanciando per primo l’allarme, limitando così la diffusione dell’epidemia.
Secondo i ricercatori la Sars ha avuto origine da un virus trasmesso da un pipistrello a uno zibetto e poi il virus, mutando, ha fatto il salto dall’oggetto all’uomo.
A quel punto il governo cinese fece strage dei poveri zibetti annegandoli e bruciandoli vivi.
Lezione imparata dunque? Per niente! Perché in seguito il governo autorizzò di nuovo la vendita di animali selvatici come se nulla fosse successo.
Ma ecco che 17 anni dopo, una delle teorie più probabili sostiene che proprio in questo mercato di animali vivi di Wuhan, oggi chiuso e controllato dall’esercito, sarebbe nato il focolaio del coronavirus che ha dato inizio alla pandemia attuale.
Era questione di tempo e sarebbe comunque successo tanto che, pur senza la sfera di cristallo, molti ricercatori l’avevano previsto.
Il governo tedesco, per esempio, era preparato. Infatti commissionò ben otto anni fa all’istituto Robert Koch una simulazione sull’eventuale diffusione di una devastante pandemia. Rileggere la conclusione dello studio oggi è impressionante perché sembra la fotografia dell’attuale pandemia da Coronavirus. Hanno soltanto sbagliato di un mese scrivendo che sarebbe arrivata in Germania nel mese di aprile e non, come è accaduto, a gennaio portandolo poi in Italia.
Si ipotizzò una pandemia provocata da un virus originato in Asia in un mercato con animali selvatici che fa il salto all’uomo provocando una malattia respiratoria con una incubazione fino a 14 giorni e che colpisce soprattutto gli anziani. A settembre del 2019 un altro dossier dell’organizzazione mondiale per la sanità titolava, preparandosi al peggio, una pandemia di un letale patogeno respiratorio che si propaga rapidamente.
Un anno fa i ricercatori cinesi autori di questo studio, preoccupati dalle ultime epidemie causate da Coronavirus, elencano i numerosi coronavirus di varie specie di pipistrello e li localizzano uno per uno, precisamente nelle varie aree del Paese. Otto di quei coronavirus sono nella regione di Hubei: il focolaio della pandemia.
Guarda il Video del servizio trasmesso dalla Rai