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Così come per il calcio in Italia e lo sport in genere, anche il tentativo di tenere viva la fiamma olimpica di Tokyo si sta dimostrando un percorso ad ostacoli.
Oltre al Coronavirus, nemico pubblico numero uno dei giochi e non solo, Tokyo 2020 deve fare i conti con il problema dell’antidoping. I controlli, infatti, si sono fermati perché chi dovrebbe effettuarli non ha la possibilità di spostarsi e dunque diventa difficile garantire la regolarità e la trasparenza delle competizioni rendendo sempre più precario il progetto olimpico, nonostante le rassicurazioni del CIO che continua a temporeggiare, in attesa di buone notizie sul fronte.
Il Comitato Olimpico sta lavorando per cercare alternative all’inizio del 24 luglio. Molte le ipotesi valutate in concertazione con il comitato organizzatore del governo giapponese. Quasi scartata quella di uno slittamento a fine agosto nella finestra dedicata alle paralimpiadi.
La task force olimpica sta prendendo in considerazione un rinvio al 2021 o al 2022, anno in cui si disputeranno anche i mondiali di calcio e le olimpiadi invernali. L’obiettivo però, se non si dovesse rispettare il programma originario, è di non andare oltre il 2020 e allora il progetto più suggestivo è quello di posticipare le olimpiadi ad ottobre, come quando si disputò l’olimpiade giapponese del 1964.
Il clima sarebbe ideale, alcune competizioni come la marcia e la maratona tornerebbero a Tokyo e le sovrapposizioni con il calcio e il basket nba sarebbero un problema superabile.
Molte dunque ancora le opzioni, ma tutto dipenderà dal coronavirus. Una cosa è certa: il futuro di Tokyo 2020 dovrà essere definito entro poche settimane