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Purtroppo la guerra sembra essere parte della natura umana. Non c’è stato un tempo nella storia in cui la guerra non esistesse, il che significa che le armi stanno diventando più mortali e avanzate ogni decennio.
Una delle forze più distruttive utilizzate in guerra è la guerra biologica dato che le armi biologiche hanno il potere di spazzare via migliaia di persone causando non solo la perdita della vita di tanti innocenti, ma anche un impatto enorme sulle risorse e sulle infrastrutture di un paese.
La guerra biologica è estremamente efficace ma anche estremamente sbagliata.
Tra le peggiori armi biologiche al mondo c’è il vaiolo, il quale è una malattia molto nota che ha ucciso molte persone nella storia; in particolare il vaiolo è stato usato come arma biologica degli inglesi contro le tribù di nativi americani a Ottawa. Gli inglesi distribuirono coperte infette da vaiolo e la malattia si propagò come un incendio violento che causò una strage.
La forma più comune della malattia ha un tasso di mortalità del 30%; i segni del vaiolo includono dolori corporei, alta febbre e un’eruzione cutanea che si sviluppa con dossi pieni di liquido e croste che generano cicatrici. La malattia prevalentemente si diffonde attraverso il contatto diretto con la pelle di una persona o fluidi corporei, ma può essere trasmessa anche attraverso l’aria specie in ambienti confinati.
Il vaiolo rientra tra le armi biologiche a causa del suo alto tasso di mortalità e del fatto che può essere trasmesso per via aerea. Sebbene esista un vaccino contro il vaiolo, in genere oggigiorno solo il personale medico e militare è sottoposto a vaccinazione, il che significa che il resto della popolazione è attualmente esposta ad una potenziale infezione. Se il vaiolo fosse scatenato come arma come potrebbe essere rilasciato il virus probabilmente sotto forma di aerosol o addirittura alla vecchia maniera, inviando un individuo infetto direttamente nella zona bersaglio come avvenuto nel passato ad opera dell’esercito giapponese di Kwantung in Manciuria durante gli anni ’30.