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È morto in un ospedale dell’Aia il generale croato Slobodan Praljak che aveva ingerito del veleno durante l’udienza del Tribunale Internazionale per le imputazioni a suo capo al tempo della guerra nella ex Jugoslavia.
Il gesto estremo dell’ex militare è avvenuto subito dopo la riconferma della condanna a vent’anni per crimini di guerra.
“Non sono un criminale di guerra” aveva urlato l’ex comandante delle forze croato bosniache in Bosnia nel conflitto del 1992-1995. Prima di assumere il veleno la seduta era stata sospesa dal giudice Carmen Russo. Nella stessa udienza erano state confermate le condanne per l’ex premier Illich e per Bruno ex leader e dirigenti militari dell’autoproclamata Repubblica Croata di Bosnia, ora alla sbarra per ascoltare la sentenza che chiude definitivamente la pagina in Tribunale dei conflitti degli anni 90 nei Balcani. Una guerra nella guerra che contrappose i croati cattolici ai bosniaci musulmani uniti nella lotta contro i serbi tanto che oggi Mostar resta una città divisa e priva di amministrazione da oltre dieci anni.
L’estremo gesto di Praljak ha generato segnali di sostegno in Croazia.
Il tribunale ha confermato la sentenza del 20 anni per crimini di guerra commessi contro i musulmani. Durante la guerra dei Balcani a novembre 1993 aveva anche ordinato il bombardamento del ponte ottomano situato sul regione dell’Erzegovina che ha causato un enorme danno alla popolazione musulmana, Nel 2013 Praljak è stato condannato a 20 anni di prigione ma lui ha sempre sostenuto di non essere un criminale di guerra.
I croati bosniaci hanno tenuto una veglia per onorare la memoria del defunto comandante.
La vicenda porta alla memoria i crimini della Germania nazista commessi nella medesima regione ed il suicidio di Gehry uno dei capi nazisti al processo di Norimberga.