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Gli attivisti romani accusano il sindaco Virginia Raggi di non aver fatto abbastanza per proteggere le donne, poiché due organizzazioni per i diritti delle donne, tra cui un rifugio, sono a rischio di sfratto.
La “Casa Internazionale delle Donne” nel centro storico di Roma, non è più in grado di pagare l’affitto, che è relativamente alto per un’organizzazione senza scopo di lucro, affermano gli attivisti. Nel frattempo, il rifugio “Lucha y Siesta”, alla periferia di Roma, sta per essere messo all’asta.
“Sfortunatamente, essere una donna non è una garanzia per essere una femminista”, ha affermato Marita, un’attivista di Lucha y Siesta, che ha preferito rimanere anonima, riferendosi al sindaco di Roma Virginia Raggi la quale, peraltro, è stata la prima donna eletta in questa posizione.
In una città di quasi tre milioni di persone, è difficile trovare rifugio per le donne. Ad oggi, ci sono solo 25 posti letto in tutta la città di Roma per le donne che fuggono dalla violenza domestica.
La Convenzione di Istanbul, un accordo contro la violenza domestica, che l’Italia ha ratificato, raccomanda un letto ogni diecimila abitanti.
Dei 25 letti disponibili, 14 si trovano nella casa di Lucha y Siesta. Alla fine di febbraio, 15 donne e 7 bambini alloggiavano nella casa. Oggi ne rimangono pochissimi. Gli altri sono stati trasferiti in case di famiglia cittadine.
Il comune di Roma possiede l’edificio che verrà messo all’asta il 7 aprile secondo il sito web del comune.
Le donne hanno iniziato ad occupare l’edificio abbandonato nel 2008 per creare un posto per le donne vittime della violenza. L’edificio funge anche da centro culturale.
In oltre dieci anni della sua esistenza, la casa ha fornito riparo a 140 donne e ne ha aiutato oltre 1.200. Anche se la casa era occupata, la sua attività è sempre stata riconosciuta dal comune.
“Diverse volte la polizia o gli assistenti sociali ci hanno chiamato per ospitare donne vittime di violenza che non sapevano dove andare”, ha sostenuto Marita ai microfoni di Euronews: “Ma ora che il comune ha bisogno di fare soldi, il nostro lavoro non è più riconosciuto. Virginia Raggi non capisce che combattere la violenza domestica significa offrire più di un semplice letto. In dieci anni abbiamo costruito una famiglia, radicata nel territorio , con un progetto a lungo termine di reinserimento sociale “, spiega Marita. “In molte altre case di accoglienza, puoi rimanere solo per sei mesi, e poi? L’integrazione sociale non è possibile in questo modo”.
L’assessore alle pari opportunità Veronica Mammi ha dichiarato al sito di notizie italiano La notizia in un’intervista a febbraio: “La protezione di donne e bambini rimane la priorità. Diversi di questi sono stati spostati dal comune in altre case e saranno assistiti dagli assistenti sociali di Lucha y Siesta”.
La Regione Lazio ha proposto di acquistare la casa all’asta per restituirla agli attivisti, una soluzione che il Movimento Cinque Stelle con cui la Raggi è stata eletta non ha sostenuto.
Gemma Guerrini, consigliera per il partito a cinque stelle a Roma, ha dichiarato a Euronews: “Abbiamo cercato senza successo di avere diversi incontri con i rappresentanti delle due organizzazioni. L’impegno del comune nella lotta contro la violenza domestica non può essere rappresentato da un unico posto. Lucha y Siesta è solo una delle tante realtà, mentre l’amministrazione è impegnata in politiche sociali su tutti i fronti. Stiamo lavorando per garantire che in ogni comune vi sia un rifugio di emergenza aperto per le donne bisognose e per garantire servizi di supporto, come i centri di ascolto nelle farmacie municipali”.
“Il comune non ha fermato Lucha y Siesta: è una situazione violenta tollerata in passato da altre amministrazioni. Il comune ha fatto solo il necessario ”, ha commentato Guerrini.
Lucha y Siesta non è un caso isolato: un’altra storica associazione femminista a Roma rischia di chiudere: “La Casa Internazionale Delle Donne” a Trastevere.
Giorgia Meloni, che forse è l’unica leader femminile nella politica di partito italiana, sembra tentennare poiché anche il suo partito Fratelli d’Italia ha respinto la proposta. Prima che l’emendamento venisse respinto, Virginia Raggi ha twittato: “Casa Internazionale Delle Donne è al sicuro”, ma l’associazione ha risposto sulla sua pagina web: “Virginia non ha risposto alle nostre richieste di incontro negli ultimi 144 giorni”.